OTTAWA\ aise\
- "Egregio Direttore, dalla serie di lanci che la Sua Agenzia ha diffuso
negli ultimi giorni, ho dovuto
constatare che il Consigliere del
Cgie Giovanni Rapanà reagisce alle prese di posizione a lui contrarie
da parte di Comites
ed esponenti di comunità continuando
a diffondere le affermazioni che mi ha messo in bocca con lettera del 4
dicembre
2006, all’indomani della riunione
del Cgie del 22 novembre, a suo tempo cofirmata anche dai Consiglieri Consiglio,
Di
Trolio e Marozzi". Inizia così
la lettera che l’ambasciatore italiano in Canada, Gabriele Sardo ha inviato
oggi all’Aise per
porre fine alle polemiche che nei
giorni scorsi hanno coinvolto vari rappresentanti della comunità
italiana in Canada che lo
hanno in vario modo chiamato in causa.
In particolare, l’Ambasciatore si
riferisce ad una lettera del dicembre scorso firmata dai quattro consiglieri
del Cgie per il
Canada che Giovanni Rapanà
ha nuovamente diffuso (vedi AISE del 14 febbraio h.17.56) all’indomani
di un ordine del
giorno con cui il Comites di Toronto
si dissociava dalla sua censura all’iniziativa di Sardo per il rilancio
della lingua e
cultura italiana.
"A quella lettera – scrive oggi l’Ambasciatore
- avevo già risposto confutandone il contenuto come inesatto o in
mala fede.
Ritengo a questo punto di dover rendere
pubblica la mia risposta, nella speranza che ciò metta fine ad una
polemica che
mi pare poco costruttiva".
"Nello stesso spirito – precisa Sardo
- informo che dalla stessa lettera del 4 dicembre si sono successivamente
dissociati
per iscritto i Consiglieri Consiglio
e Di Trolio. Per quanto riguarda l’On. Bucchino – conclude - ribadisco
in questa sede di
non avere mai usato nei suoi confronti
espressioni ingiuriose. Di ciò ho dato subito piena assicurazione
all’interessato, con
cui vi è sempre stato e tuttora
vi è un rapporto di collaborazione cordiale e sincero".
Di seguito il testo della lettera
che, l’11 dicembre scorso, Sardo ha inviato a Rapanà.
"Signor Consigliere, indirizzo a
Lei la risposta al fax del 4 u.s., cofirmato anche dai Consiglieri Consiglio,
Di Trolio e
Marozzi, perché vi riconosco
lo stile da Lei soprattutto mostrato alla riunione del 22 novembre e molto
meno quello degli
altri Suoi colleghi intervenuti.
Ho trovato la comunicazione offensiva
e scoraggiante. Scoraggiante, perché se Lei, dopo oltre tre ore
di discussione, non
ha trovato nient’altro da dire che
esigere riconoscimenti per la Sua posizione istituzionale, come Lei la
intende, senza
avanzare neanche una proposta per
fare avanzare l’agenda dei punti prioritari per la nostra comunità
in Canada, ne
deduco che ha poco da offrire in
termini di iniziative serie ed entrature reali nella comunità nella
quale risiede. Offensiva,
perché attribuirmi affermazioni
infondate lo considero un insulto, data la natura di quelle affermazioni,
e non di poco
conto. Voglio pensare che, passata
la foga della discussione, Lei vorrà correggerle e scusarsene insieme
ai Suoi colleghi.
Per coloro che leggeranno questa
mia per conoscenza, e anzitutto per l’On. Bucchino, mi affretto per parte
mia a
confutarle, rallegrandomi che alla
riunione fossero presenti anche altri testi.
Non ho mai dato del "coglione" a
nessuno e meno che mai mi sognerei di darlo all’On. Bucchino, persona che
gode di
tutta la mia stima; e non ho mai
pronunciato il resto della frase che Lei mi attribuisce. A proposito della
necessità di
migliorare dei nostri servizi consolari,
che tutti condividiamo, ho detto semplicemente che la assunzione di ulteriore
personale a contratto era un rimedio
alla portata del Governo, se avesse ritenuto di ricorrere alla misura,
e che persone
come l’On. Bucchino, nella loro attuale
posizione, avrebbero saputo benissimo come richiederla senza bisogno di
suggerimenti di chicchessia.
Non ho mai detto che Governi di sinistra
non avrebbero fatto nulla riguardo a questo stesso problema. Tutt’altro:
ho anzi
citato come precedente significativo
per rapidità ed efficienza l’impegno dell’On. Fassino nella veste
di Sottosegretario agli
Esteri allorché si trattò
di assumere centinaia di nuovi contrattisti in vista del nostro ingresso
nel sistema di Schengen.
Non ho mai affermato che i Comites
sarebbero da chiudere, né ho mai fatto nel corso della riunione
affermazioni,
lapidarie o prolisse, sugli enti
gestori in Canada. Negli undici mesi trascorsi nelle mie funzioni non ho
mai mancato di
incontrare i Comites in tutte le
località che ho finora visitato. Per rinfrescarLe la memoria Le
mando anche copia di un
articolo che riferisce del mio incontro
con Comites e Associazioni di Montreal, con foto che mi ritrae tra Lei
e la Presidente
Giordano. Anche se le mie non sono
funzioni consolari, ho considerato mio dovere sentirli tutti, così
come ho incontrato
dappertutto anche i rappresentanti
delle Associazioni, in quanto tali e nella loro specificità, fossero
o meno membri del
Comites. Nella riunione del 22 novembre
ho viceversa affermato, in materia di preservazione della lingua italiana
in
Canada, che quanto avevo visto e
sentito in ambito Comites e tra le Associazioni mi induceva a pensare che
questi
soggetti non sarebbero stati in grado
di garantirne la sopravvivenza senza una mobilitazione di impegno che investisse
tutti i settori delle nostre comunità
di origine italiana, fossero o meno rappresentati nei Comites.
Passo ora al punto sollevato da Lei
e dai Suoi colleghi riguardo la Vostra rappresentatività. La Sua
pretesa di sindacare su
chi della comunità italiana
(in realtà, per lo più, di origine italiana) io debba incontrare
nell’esercizio delle mie funzioni e
chi no, e di considerare "segrete"
le riunioni alle quali Lei non sarebbe presente, è semplicemente
assurda. L’ho detto nel
corso della riunione e mi stupisco
che Lei insista ancora su questo punto. Mi pare che ognuno ha una sua propria
funzione
da svolgere. Per quanto mi riguarda,
nessuno degli articoli di Legge da Lei citati mi impedisce di avere in
Canada i
contatti che reputo necessari per
fare avanzare, tra gli altri obiettivi, anche l’interesse delle nostre
comunità. Mi auguro
che in questa direzione l’azione
dei membri del CGIE e quella dell’Ambasciata si sommino costruttivamente.
Anche per il
futuro, come ho già fatto
nel corso della riunione, terrò Lei e gli altri membri del CGIE
al corrente di strategie e
programmi in questa materia. Mi aspetto,
d’altra parte, che da parte Vostra vi sia un contributo di iniziative e
proposte
che potenzino gli effetti di una
azione comune. Mi aspetto anche che ciò possa avvenire senza inutili
protagonismi e con
civiltà di modi, senza di
che ogni dialogo si rivelerebbe impossibile". (aise)
Editrice SOGEDI s.r.l. - Reg. Trib.
Roma n°15771/75